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Lecture

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Facoltà di Architettura, Aula Y1, sede di Via Mariano Fortuny, Roma
25.03.2025 | ore 9.30

Lezione del Prof. Arch. Carlo Severati

Esquilino-Termini: orografia, ferrovia, acquedotti

La nuova Stazione Termini di Roma ha sostituito il precedente edificio progettato dall’Ing. Salvatore Bianchi, costruito nel 1863 con stilemi ottocenteschi e orientaleggianti, attraverso lo sventramento del quartiere Esquilino (e delle sue residenze di campagna), individuato per la preesistenza degli impianti ferroviari dello Stato Pontificio, le particolari condizioni pianeggianti nonché le riserve idriche a beneficio della trazione a vapore.
Negli anni Trenta il piano di rilancio delle ferrovie a servizio del Regno d’Italia aveva reso insufficiente l’edificio ottocentesco e si cominciò a prevedere una nuova realizzazione in grado di servire le accresciute esigenze, pur conservando l’impostazione di stazione di testa e scartando avveniristici progetti di prolungamento in sotterranea come in altre capitali europee.
L’Architetto e Ingegnere Angiolo Mazzoni, funzionario del Ministero delle Comunicazioni, fu incaricato nel 1936 di preparare il progetto, che si avvalse anche di un innovativo plastico in balsa predisposto con un’illuminazione in grado di evidenziare lo studio delle luci.
I lavori della stazione Termini furono avviati nel 1938 e subito interrotti per l’inizio della seconda guerra mondiale.
Dopo il conflitto la stazione fu finalmente inaugurata il 20 dicembre 1950. La stazione del dopoguerra è il risultato di un profondo dibattito rispetto alla visione originaria del suo progettista: scartata l’idea del completamento della facciata, attraverso un colonnato binato che riprendeva i templi romani ci si orientò verso un concorso di architettura che premiò, ex aequo, due gruppi di architetti (Montuori e Vitellozzi) con la soluzione della pensilina “a dinosauro” che si raccorda con i resti delle mura serviane adiacenti.

a cura di: Leone Spita

contatti:  leone.spita@uniroma1.it

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